Bonus Sport 2025: quali famiglie hanno diritto all’aiuto e cosa cambia rispetto agli anni passati?

Bonus Sport 2025: quali famiglie hanno diritto all’aiuto e cosa cambia rispetto agli anni passati?

Daniele Livali

Novembre 4, 2025

Un bambino entra in palestra con lo zainetto ancora pieno di libri e il costo dell’iscrizione pesa sul tavolo della cucina come una bolletta in più. Per molte famiglie la scelta di mandare i figli a corsi di calcio, nuoto o ginnastica non è solo una questione di interesse, ma di bilancio. Il bonus sport 2025 nasce con l’obiettivo di alleggerire questa spesa e spingere verso la pratica motoria i più giovani, soprattutto nei nuclei che faticano a trovare liquidità. In diverse città italiane si sente la stessa esigenza: lo sport dovrebbe essere accessibile, ma spesso è vincolato al portafoglio. Un dettaglio che molti sottovalutano è proprio il meccanismo di erogazione, studiato per evitare usi impropri del contributo.

Come funziona il contributo

Il meccanismo è semplice nella forma ma studiato per essere mirato nella sostanza: il sostegno è rivolto a famiglie con minori e richiede il possesso di un Isee inferiore a 15.000 euro. L’importo riconosciuto è di 300 euro per figlio, con un limite massimo di due figli per nucleo. La cifra non viene consegnata direttamente alle famiglie; invece è trasferita agli enti sportivi accreditati, che applicano lo sconto sulla quota d’iscrizione. Questo metodo garantisce che il contributo sia effettivamente usato per l’attività e riduce i rischi di impiego improprio delle risorse pubbliche. Chi vive in grandi comuni lo nota spesso: la differenza tra avere i mezzi e poter accedere a servizi strutturati passa anche da questo filtro amministrativo.

Bonus Sport 2025: quali famiglie hanno diritto all’aiuto e cosa cambia rispetto agli anni passati?
Attrezzature sportive variegate, simbolo delle attività per le quali il bonus sport 2025 alleggerirà il peso delle spese familiari. – basketbrescialeonessa.it

Il sistema privilegia la continuità dell’attività: i fondi sono pensati per corsi regolari e programmati, non per interventi spot o spese una tantum. La logica è chiara e porta a preferire percorsi che offrano benefici reali ai ragazzi, come miglioramento delle abilità motorie, socializzazione e routine salutari. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è che la procedura richiede una registrazione e una scelta del corso già presente nell’elenco degli enti accreditati; questo facilita il controllo e la rendicontazione.

Requisiti, adesione e controlli

Non tutte le attività rientrano nel beneficio: i corsi devono essere organizzati da società o associazioni sportive dilettantistiche, Onlus iscritte nei registri ufficiali o enti del terzo settore riconosciuti. Inoltre, perché l’attività sia ammessa è necessario rispettare precise condizioni pratiche: il minore deve partecipare ad almeno due sedute settimanali; i corsi devono avere inizio entro il 15 dicembre 2025 e terminare entro il 30 giugno 2026. Queste regole sono pensate per assicurare che il contributo sostenga programmi continuativi e strutturati.

La procedura di adesione è a doppio passo: prima gli enti presentano la candidatura al portale dedicato e, dopo l’accreditamento, le famiglie possono scegliere tra i corsi disponibili e inoltrare la domanda online. Il criterio di assegnazione è cronologico: le risorse vengono distribuite in base all’ordine di presentazione fino a esaurimento. Se emergono errori nella domanda o mancano requisiti, il Dipartimento dello Sport può richiedere integrazioni o decidere l’esclusione. Un fenomeno che in molti notano è la necessità di attenzione nella compilazione: un dato errato può costare l’accesso al contributo.

La regolarità di frequenza è vincolante: se le assenze superano il 30% delle lezioni, il beneficio decade e le somme erogate devono essere restituite. Le strutture accreditate sono soggette a verifiche e l’Autorità fiscale può controllare eventuali cumuli con altre agevolazioni. Per garantire trasparenza, il Dipartimento renderà pubblici i dati sugli importi assegnati e sui destinatari. Questo passaggio serve anche a chi organizza corsi: conoscere i requisiti e i vincoli è fondamentale per programmare le attività e mantenere l’accesso al sostegno pubblico.

Un ultimo dettaglio concreto: le famiglie interessate devono verificare la presenza del proprio corso nell’elenco degli enti accreditati prima di procedere, perché il contributo viene applicato direttamente dall’ente e non rimborsato in seguito.