Un gesto semplice: togliersi le scarpe e appoggiare la pianta a terra. In un parco urbano o su una spiaggia, quella sensazione sotto i piedi cambia il modo di percepire l’ambiente. Chi pratica barefooting lo descrive come un ritorno a sensazioni elementari, ma non è solo un vezzo estivo: è una pratica che mette in gioco il sistema nervoso, la postura e la cura del piede. Questo testo spiega cosa succede quando si cammina a piedi nudi, quali benefici emergono dalle ricerche disponibili e quali precauzioni adottare per evitare problemi.
Benefici concreti per postura, equilibrio e sistema nervoso
Camminare a piedi nudi stimola direttamente le terminazioni nervose della pianta, aumentando la propriocezione — la capacità di avvertire la posizione del corpo nello spazio. Questa stimolazione sensoriale non è un fatto puramente soggettivo: l’aumento dell’informazione tattile può migliorare il controllo posturale e ridurre movimenti compensatori che affaticano ginocchia e schiena. I tecnici del settore lo osservano spesso: chi introduce gradualmente il barefooting riporta meno tensioni nella catena posteriore.
Il movimento libero del piede attiva i muscoli intrinseci del piede, quelli piccoli che sostengono l’arco plantare. Rinforzandoli si ottiene una base più stabile per la deambulazione, con un miglior equilibrio su superfici irregolari. Questo può tradursi in una diminuzione del dolore articolare in chi ha posture viziate, benché non sia una soluzione universale.
Un altro tema emerso nella letteratura è il cosiddetto grounding o earthing: il contatto diretto con il suolo è stato studiato in alcuni lavori preliminari per i suoi possibili effetti su infiammazione e parametri fisiologici. I risultati sono ancora in fase di verifica, ma rappresentano un motivo per cui molti integrano il barefooting a pratiche di prevenzione e check-up regolari. Un dettaglio che molti sottovalutano è la qualità del terreno: erba, sabbia umida e terra morbida offrono stimoli diversi rispetto all’asfalto, variando gli effetti sulla postura.
Rischi reali e chi deve prestare attenzione
Il barefooting non è privo di rischi: la pianta del piede è esposta a tagli, punture e abrasioni, e in alcuni contesti queste lesioni possono diventare veicolo di infezioni. Persone che frequentano aree con rifiuti o superfici contaminate dovrebbero valutare con attenzione quando togliersi le scarpe. I professionisti sanitari raccomandano di ispezionare sempre il terreno e di avere a disposizione disinfettanti e una piccola medicazione per le eventuali ferite.
Esistono condizioni mediche per le quali la pratica può essere rischiosa: in presenza di diabete o neuropatia periferica, la sensibilità dei piedi è compromessa e una minima lesione può evolvere senza essere avvertita. Per questo motivo è importante consultare il medico prima di iniziare, specialmente se si hanno patologie croniche o problemi vascolari. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è la maggiore fragilità cutanea dovuta a pelle secca: ciò aumenta il rischio di screpolature e microlesioni.
Altri fattori da considerare sono le malattie trasmesse dal suolo in alcune aree e lo stato vaccinale per il tetano; informarsi sulle condizioni locali e sul proprio profilo sanitario è un passo necessario prima di integrare il barefooting nella routine.
Come iniziare in sicurezza e prendersi cura dei piedi
Per chi vuole provare, la parola d’ordine è gradualità. Iniziare su superfici morbide come prato o sabbia, limitare la durata delle prime uscite e aumentare progressivamente il tempo a piedi nudi permette ai tessuti e ai muscoli di adattarsi senza sovraccarichi. Scegliete luoghi noti e puliti, evitando aree affollate o con rischi evidenti: un atteggiamento prudente riduce incidenti banali ma frequenti.
La pratica richiede anche una cura quotidiana: lavare e asciugare bene i piedi dopo ogni camminata, controllare la pelle per tagli o punti di pressione e applicare una crema idratante per prevenire secchezza e screpolature. È utile tenere un kit di pronto soccorso in borsa e verificare lo stato del vaccino antitetanico quando si frequentano terreni naturali.
Se si vuole proteggere il piede senza rinunciare al contatto con il terreno, esistono calzature minimaliste o sandali che mantengono una sensazione prossima al naturale pur offrendo una barriera contro tagli: in questi casi scegliere materiali flessibili e suole sottili fa la differenza. Un dettaglio che molti sottovalutano è l’importanza del taglio delle unghie: una manutenzione corretta previene onicocriptosi e fastidi.
Nella pratica quotidiana, in diverse città italiane sempre più persone sperimentano questa abitudine nei parchi e sulle spiagge; resta comunque una pratica che richiede buon senso, informazione e cura costante dei piedi per rimanere un’abitudine sostenibile e benefica nel tempo.
